laboratorio a passi tardi e lenti

A passi tardi e lenti, il percorso collettivo

A passi tardi e lenti: un percorso collettivo di ascolto dei luoghi francescani, scelto da Federgat, su affidamento del Comitato per l’Ottavo Centenario della Prima Rappresentazione del Presepe di Greccio, ideato e curato da Fabrizio Fiaschini e Alessandra Pioselli.
Il laboratorio ‘Il silenzio del suono’, azione sonora nei monasteri francescani, è stato curato da Antonella Talamonti (compositrice, formatrice, ricercatrice e performer), immersa per alcuni giorni nell’atmosfera del santuario francescano di Fonte Colombo, il laboratorio ‘Cercare tracce’ è stato seguito da Marcella Vanzo (antropologa e artista) al santuario di Poggio Bustone. Federgat ha pubblicato un bando per selezionare i partecipanti ai due laboratori, scegliendone una decina per ogni gruppo: gli studi francescani, l’atmosfera respirata nei santuari e l’incontro con Renzo Cocchi, frate minore francescano, che vive al santuario di Poggio Bustone, hanno ispirato la ‘restituzione’ finale dell’esperienza vissuta, che si è svolta il 9 settembre al Santuario di Greccio la mattina e al centro del paese nel pomeriggio. Mentre i ragazzi del gruppo di Marcella Vanzo ‘cercano le tracce’ nel prato del santuario, liberando pensieri, emozioni, riflessioni, le tazzine e il ciambellone sono sul tavolo, il caffè sul fuoco, aspettando padre Renzo, che arriva al seguito di cani e gatti, che al Santuario hanno trovato casa. Se non fosse per l’andatura decisa e la statura, socchiudendo gli occhi, sembrerebbe di vedere arrivare San Francesco, che da questi luoghi in effetti non è mai andato via: la sua energia e il suo messaggio sono presenti e ispirano.
Lo sa bene padre Renzo, che all’età di 19 anni, un futuro da attore e cantante, è stato ‘chiamato’ dalla figura di Francesco. ‘Poggio Bustone è stato il primo luogo dove è arrivato Francesco, proveniente dalla valle spoletina, con l’intenzione di andare a Roma dal Papa. Ma lui non pensava di fondare un ordine, voleva solo scontare i suoi peccati, facendo penitenza, dopo il suo rientro da Gerusalemme, essere stato un cavaliere che ha ucciso persone, aver vissuto 25 anni senza aver pensato all’esistenza di Gesù. L’esperienza del perdono in questo santuario è essenziale, qui Francesco sperimenta che Dio lo ama e gli insegna a perdonare sé stesso. Dopo il ritiro al Sacro Speco, i suoi compagni lo video tornare trasformato e lì Francesco disse: “Andiamo nel mondo ad annunciare il perdono”.
Dopo Poggio Bustone, Francesco fonda il santuario di Fonte Colombo, Greccio e infine La Foresta: questi quattro santuari sono tessere di un mosaico, che insieme fanno il disegno finale di Francesco. Prima dell’incontro tra le persone c’è lo scontro, il bello è trovare in ognuno la scintilla di Dio e trovare l’incontro. Dobbiamo tutti ripartire dal Vangelo. L’uomo prende in mano la sua vita e si pone delle domande alla ricerca del sacro, come desiderio insito di elevarsi. Oggi c’è poca percezione di se stessi”. Tutti ascolano le sue parole con attenzione, il tempo sembra fermarsi, ma “è ora di dire Messa” e si congeda.
Sulle tracce di San Francesco, il laboratorio ‘Cercare tracce’ si è fortemente legato al contesto, esplorando la relazione tra spiritualità e performance, con alcuni approfondimenti sulla figura del santo, cercando risposte alla ricerca del sacro e ai nostri gesti. Pratiche performative, movimento nella natura, riflessioni e condivisioni, letture e meditazioni per l’ascolto profondo di sé e in relazione al gruppo. Marcella Vanzo ha applicato nel suo laboratorio gli studi fatti nei mesi precedenti sulle fonti francescane, sull’estrema povertà, la ricerca filosofica di Giorgio Agamben, R. M. Rilke, la scultura sociale di Joseph Beuys, pittore, scultore e performance artist tedesco, Chiara Frugoni, Sacha Guitry attore, regista e sceneggiatore francese, Jacques Le Goff, storico francese, studioso della storia e della sociologia del Medioevo, Antonin Artaud drammaturgo, attore, saggista e regista teatrale francese. A Fonte Colombo, con il laboratorio ‘Il silenzio del suono’ Antonella Talamonti, ha guidato il suo gruppo alla ricerca delle diverse acustiche: le pietre, le montagne e i boschi, facendo comparazioni del suono nello spazio, la vicinanza e la lontananza, come rispondono al canto e alla parola il chiostro e la chiesa, l’orto e il giardino, le scale, le strettoie, gli affacci sulle colline, l’ascolto dei luoghi, il silenzio, la presenza, il paesaggio sonoro, l’ascolto di sé e dell’altro attraverso il corpo e la voce.
A Greccio la ‘restituzione’ con il pubblico delle esperienze vissute, tra i vicoli, le scalette, le volte a botte, l’affaccio sulla valle santa. Antonella invita con i gesti a seguirla, guidando all’ascolto nelle posizioni acusticamente più efficaci. Le voci partono da lontano, si avvicinano e si riallontanano, in mezzo ai vicoli, ad antiche pietre, il borgo antico torna indietro nel tempo con i canti della tradizione popolare: canti veneti, canti della zona dell’ascolano, teramano, maceratese, sabino, la Passione di Poggio Bustone, preghiere popolari di Amatrice (da ricerche di Eugenio Cirese). Gli stornelli a mète, alla pecorara, ninna nanna, dal repertorio di Italia Ranaldi di Poggio Moiano, la struggente canzone delle raccoglitrici di olive ‘E lu vache de la live” da Civitella Messer Raimondo (ricerche nel chietino di Diego Carpitella nel 1970), ‘Nena mia so’ barcaiolo’ di Paganico Sabino (ricerche di Roberto Marinelli nel 1978). Un’esperienza unica, un’immersione nei luoghi, nel suono, nello spazio e nel tempo. Si ritorna cantando sulla piazza principale, il gruppo di Marcella Vanzo ha sparso mucchietti di terra nei quali ha infilato i piedi di tutti i presenti, a ricordare che i mietitori lavoravano a piedi nudi nella terra e che alla terra apparteniamo.
La pratica di Marcella Vanzo include video, installazioni, performance, poesia e arte partecipata. Investiga le diverse dimensioni umane, da quella sociale a quella mitica, da quella emotiva a quella politica. Nei suoi lavori verità e finzione si fondono in una trama fitta che mette in discussione la rappresentazione della realtà. Una parte rilevante della sua pratica è dedicata al cambiamento della società tramite educazione, formazione e progetti d’arte partecipata. La ricerca di Antonella Talamonti ha preso forma nelle Azioni Sonore che hanno messo in suono cascine, spazi teatrali, castelli, chiostri, piazze, paesi abbandonati dell’Appennino Centrale. Collabora stabilmente con il Teatro Due Mondi di Faenza, con il Faber Teater di Chivasso e con il Teatro dell’Orsa di Reggio Emilia. Lavora nel campo della vocalità, dell’improvvisazione vocale e della formazione musicale per musicisti, danzatori, insegnanti, educatori ed operatori sociali. Ha partecipato alla creazione e al progetto didattico della Scuola Popolare di Musica di Testaccio di Roma, con Giovanna Marini.

La Federgat si occupa di organizzazione e di consulenza nel campo dello spettacolo, ultimamente si è aperta ai settori della formazione e della valorizzazione del teatro come strumento di promozione sociale e di mediazione culturale. Organizza convegni ed incontri di approfondimento, settimane nazionali di formazione teatrale, dal 2008 è tra i capofila dell’iniziativa ‘I teatri del sacro’, progetto promosso insieme alla Fondazione Comunicazione e Cultura – Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI, in collaborazione con l’ACEC e con il patrocinio del Mibac.

a cura di Francesca Sammarco
Foto di Alessia Parisse e Fabrizio Bagnoli

Rassegna Stampa

cover rassegna stampa la lettura a passi tardi e lenti

Piovani omaggia San Francesco

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