Dal 10 al 12 Marzo 2023 Ascanio Celestini, attore, regista e autore teatrale italiano considerato uno dei rappresentanti più importanti del nuovo teatro di narrazione, ha iniziato il suo lavoro di indagine e ricerca nel territorio reatino.
“Prendo appunti con il registratore vocale in una stanza della scuola di Greccio.
Sono venuto a scrivere un racconto. Ma un racconto per cosa?”
La prima frase che registro è questa: “So’ l’anziani che se ricordano tutto”. Lo dicono le prime intervistate, Luisena, Maria Grazia e Tiziana che parlano del passato, ma non del tredicesimo secolo quando a Greccio arrivò Francesco.
In quella stessa scuola insegna Maurizia che viene intervistata in una piccola biblioteca. Insegna da più di trent’anni, ma negli ultimi venti è stata in questa bella scuola dove si applica la peer education. Suo padre Giancarlo faceva parte della Pro Loco. Cinquant’anni fa portò la stoffa a casa, la madre cucì il vestito per lei e la sua amica e parteciparono alla prima rievocazione del presepe.
Anche il padre di Andrea è stato tra gli inventori della rievocazione. Con lui facciamo l’intervista nel retro di un bar a Limiti e invece Domenico, settimo di otto figli, è diventato frate per “una disgrazia che si trasformò in grazia”. Con lui facciamo l’intervista al santuario. È il padre guardiano. L’ultimo fratello ebbe una paralisi infantile. Domenico da bambino lavorava, ma smise presto. Il suo compito era caricarsi sulle spalle il fratellino e portarlo a scuola. Quando trovarono un istituto per il più piccolo “incontrarono un frate il quale gli disse: io ti darei tutto gratis se fosse autosufficiente, ma non lo è e non lo possiamo ospitare. Mio padre si rivolge a me: vuoi andà tu? Io dissi sì. E da cinquant’anni sono qui!”
Prendo appunti con il registratore vocale tra una stanza della scuola, il retro di un bar, una casa privata e una biblioteca di Greccio.
Sono venuto a scrivere un racconto. Ma un racconto per cosa?
Forse per uno spettacolo, una narrazione, una storia da raccontare un po’ in teatro e un po’ fuori.
Il mio lavoro comincia così. Andrà avanti ancora per molto e vedremo quale strada prenderà. Francesco d’Assisi diceva che non bisogna pensare a domani, non metteva nemmeno i fagioli a bagno per il giorno dopo.
Le mie prime giornate di lavoro si interrompono qui.